Come trattare l'OSAS
L’OSAS (sindrome delle apnee ostruttive del sonno) può avere diversi ambiti di intervento, che variano in base al tipo di paziente, alle sue esigenze e alla gravità dei sintomi. Tra questi ambiti, il più conosciuto e il più usato è sicuramente il trattamento tramite CPAP, dall’inglese Continuous Positive Airway Pressure (pressione positiva continua per le vie aeree). Le parole del pneumologo Antonio Sanna, in merito all’argomento, sono: “Si tratta di un trattamento non invasivo e non doloroso, che consiste nel dormire con una maschera sul naso collegata a un piccolo compressore, delle dimensioni di un beauty case, che eroga una pressione costante in grado di tenere distanziate le pareti della faringe, che invece nei pazienti con Osas tendono a chiudersi durante il sonno. Va specificato che essendo un dispositivo per ridurre il russamento, non è un dispositivo salvavita, quindi il mancato funzionamento per fattori esterni non mette a rischio il paziente. Di sicuro deve essere prescritto sulla base di una diagnosi medica alla cui base c’è l’indicazione della pressione minima efficace, ovvero il flusso di funzionamento della macchina più idoneo per il soggetto. La CPAP, quindi, risolve il problema e fà sì che ci siano il controllo e la prevenzione delle patologie cardiovascolari. Soprattutto, riduce notevolmente il rischio di sonnolenza diurna, responsabile di incidenti stradali o sul posto di lavoro. Per questi motivi è il il principale trattamento, al punto da diventare abituale per chi è affetto da Osas”.
Ovviamente, si tratta di un trattamento abbastanza scomodo, che non viene tollerato da tutti allo stesso modo e dura purtroppo per l’intera vita del paziente. Con coloro che non vogliono sottoporsi alla terapia, come ci si comporta? “È vero, ci sono possibilità di scarsa tolleranza, ma spesso dipende dall’accuratezza con cui viene spiegata la procedura al paziente. Bisogna far provare il dispositivo e procedere per diverse notti consecutive cercando di arrivare ai parametri idonei di funzionamento, quindi effettuare controlli periodici”.
Prima di tutto, è necessario distinguere tra le cure per gli adulti e quelle per i bambini. Normalmente viene trascurato il bambino che russa all’età di 7-8 anni, il quale, però, dopo aver smesso nella fase adolescenziale ricomincia nell’età adulta, diventando apnoico. Il tal caso, è necessario intervenire immediatamente, cosa che permette di evitare del tutto il problema. Nei casi dei bambini più piccoli si procede ad espandere il palato con degli apparecchi appositi per evitare che la lingua si ripiegi verso la gola, oppure asportando adenoidi e tonsille in caso di ingrossamento. Negli adulti si può utilizzare una terapia basata su di una tipolgia di bite chiamato Mad, apparecchio di avanzamento mandibolare. Ne esistono a centinaia, ma hanno tutti la stessa funzione. In pratica, indossandolo di notte, si mantiene la lingua spostata in avanti permettendo di creare uno spazio più ampio per facilitare il passaggio dell’aria. Questa tipologia di terapia è considerata utili per il 60-70% dei casi, ed è appunto una di quelle usate più di frequente. Perchè sia funzionale, però, è necessario che non siano presenti comorbidità che diminuiscano, o annullino, i benefici del trattamento, come patologie respiratorie, diabete o eccessivo sovrappeso. In tali casi è necessario ricorrere ad un altro tipo di trattamento, ma questo non significa che il bite sia adatto solo ai casi lievi di OSAS.
Correlato all’odontoiatria è l’utilizzo di chirurgia otorinolaringoiatrica per eliminare le cause anatomiche che portano l’insorgenza dell’OSAS.
Si parla di correzioni che vengono fatte su malformazioni nasali, come la decongestione dei turbinati e interventi sul setto nasale, oppure con interventi che interessano il palato o la riduzione della base della lingua, la modifica dell’aspetto delle arcate dentarie o quello della mandibola. Tutto questo allo scopo di ripristinare le normali condizioni di aerazione per evitare il russamento e i problemi respiratori. Ma quanto è preferibile il ricorso alla chirurgia, piuttosto che altre soluzioni? La CPAP è un’ottima terapia, che risolve la maggior parte dei problemi, ma soffre di un problema: solo il 50% circa dei pazienti la tollera, per motivi di effetti sulla vita sociale e affettiva. I problemi sono generalmente psicologici, ma molte persone provano anche un senso di soffocamento con la maschera sul volto e, pertanto, trovano seria difficoltà ad addormentarsi. Questo è il motivo che comporta la scelta di ottenere una risoluzione più rapida, anche con soluzioni più dirette e invasive, o dolorose, come le operazioni chirurgiche. Questa è la strada preferibile, generalmente, per coloro che devono ripristinare le regolari condizioni di respirazione: più piccole sono le malformazioni, più efficace ed efficiente sarà l’intervento. A meno che non si stia parlando di operazioni complesse o demolitive, l’approccio è molto migliorato rispetto al passato, anche grazie all’utilizzo di robot.
Si ricorda che l’OSAS è una malattia multidisciplinare ma, purtroppo, ancora non esistono delle linee guida standard: è necessario unire l’esperienza delle categorie mediche coinvolte per poter fornire ai pazienti tutto i range di possibilità risolutive esistenti.
In qualsiasi caso, si ricorda che si ricorre alla chirurgia solamente dopo aver provato prima le terapie CPAP e MAD. La percentuale di successo sulla qualità della vita per chi usa la mascherina va dal 90 al 100%, mentre riesce ad eliminare totalmente le apnee nel 70% dei casi.